Trash it! Bin it! Dump it

Trash it! Bin it! Dump it

I rifiuti come agente mnemonico. Una riflessione su spreco e memoria

In collaborazione con ZRC SAZU, Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts & Università di Nova Gorica

venerdì 18 Ottobre 2024
15:00
Café MAKS
Delpinova ulica 10
Nova Gorica / Slovenia
Accessibile alle persone a ridotta mobilità
⚠️
Iscrizione necessaria
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Highlights

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Photos by Erin McKinney & Enrico Policardo


Audio conferenza Pogačar + Policardo
(recorded by Tonino Vantaggiato)



L’evento è realizzato in collaborazione con ZRC SAZU e l’Università di Nova Gorica e si concentra sulla questione dei rifiuti, degli scarti e dell’immondizia. Prendendo ispirazione dalla mostra diffusa cittadina “Branded Trash”, la discussione si propone di affrontare la questione dei rifiuti prodotti dall’uomo in modo stimolante e provocatorio, cercando di indagare gli aspetti meno confortevoli del nostro rapporto con essi. La conversazione sfiderà i partecipanti a riconsiderare come aspetti quali la memoria, la storia personale e le abitudini inconsce influenzino le scelte e le azioni quotidiane, mettendo in evidenza la tensione tra ciò che scartiamo e l’impatto duraturo che lascia sulle nostre vite e sull’ambiente. L’evento è composto da due parti: una conferenza e un laboratorio interattivo.

Programma dell’evento

15.00 – 16.00

Trash it! Bin it! Dump it? I rifiuti come agente mnemonico

Una riflessione su spreco e memoria di Martin Pogačar, ricercatore associato dell’Istituto ZRC SAZU di Ljubljana

Tutta la vita produce rifiuti. Nella maggior parte dei casi, questi rifiuti sono organici, compostabili… sostengono effettivamente il ciclo metabolico della vita. Tuttavia, dopo la rivoluzione industriale, l’attenzione verso i prodotti petrolchimici e altri materiali inorganici, che gradualmente si incorporarono e intrecciarono con la vita umana, ci ha spinto lontano dall’organico e in un mondo ibrido di materia inanimata e inorganica.
A differenza dei rifiuti organici, quelli inorganici difficilmente sostengono il ciclo metabolico. Contribuiscono invece alla sua disgregazione. In particolare, la materia inorganica a base di carbonio (petrolchimica) diventa una presenza invasiva, difficile e lenta nel degradarsi, con la quale ci imbattiamo costantemente. O meglio, non la incontriamo e basta: siamo bombardati da cose nuove che si trasformano rapidamente in spazzatura (nuove! adesso!). E man mano, tutto è diventato sempre più invisibile.
Oggi i rifiuti sono ovunque e stanno diventando un problema esistenziale che, per essere risolto, richiederà immaginazione, competenza ed energia. Tuttavia, il problema della spazzatura può anche essere affrontato in modo artistico e guidato dalla ricerca, spingendoci a farci delle domande.
Cos’è la spazzatura? Di cosa è fatto? Dove si trova? Quanto dura?
Cosa rende qualcosa spazzatura? Come ci relazioniamo ad essa? Cosa distingue i rifiuti dai non rifiuti? Cosa possiamo imparare da esso? Chi l’ha realizzato e perché? Cosa ci rivela sulla vita quotidiana del passato, delle passate pratiche di produzione e consumo? E come si collega alla memoria e al futuro?

In questo intervento affronteremo queste domande, soffermandoci in particolare sugli aspetti mnemonici dei rifiuti: quali emozioni suscita? Quali effetti? In che modo la materialità del nostro mondo viene implicata nella memoria attraverso i rifiuti?

Branded Trash

Rifiuti e comunicazione visiva – Un progetto di Enrico Policardo, fotografo

C’è qualcosa di affascinante nella spazzatura: attira sempre l’attenzione.
Penso a una vecchia lattina di Pepsi sbiancata dal sole, abbandonata per anni accanto a un mazzo di rigogliosi funghi, che crescevano pacificamente nei boschi vicino alla mia città natale, a pochi chilometri dal confine.

Questo è il mio primo ricordo di rifiuti scartati dagli esseri umani.
Il blu sbiadito e il logo della Pepsi, non la Coca Cola, perché la Jugoslavia era un paese comunista e la Coca Cola era troppo americana per essere autorizzata.
O almeno questo è quello che credevo: non sapevo che fosse stato effettivamente venduta lì dagli anni ’60, a quanto pare. Ma non ne ho alcun ricordo, almeno non prima del 1990.

Poi le cose sono cambiate. Le lattine di Coca Cola iniziarono ad apparire regolarmente, anche nei boschi.

Segni dei tempi. Unirsi all’Occidente.

Ho preferito la Pepsi, soprattutto quella jugoslava. E ovviamente c’era, e c’è tuttora, la Cockta: che definirei la Marmite dei Balcani, non per il suo sapore, ma per il rapporto di amore/odio che provoca. Ma questa serie non riguarda la Yugo-Nostalgia o le bibite dell’Europa dell’Est. Riguarda i rifiuti, i marchi e quanta umanità si riflette nella spazzatura che genera. Adesso non c’è più Pepsi nei boschi. Ma ci sono un sacco di lattine di Coca Cola, cavi di iPhone, prodotti Mondelez, birre Heineken – non solo nei boschi vicino a casa mia, ma in tutto il mondo.
La spazzatura marchiata non è solo spazzatura ordinaria. Non è solo un disastro ambientale.
È anche pubblicità; pubblicità non retribuita per i marchi: insidiosa e onnipresente. Cattura i nostri occhi e le nostre menti impegnate; inserimento infinito di prodotti nei film della nostra vita.
Non importa dove sono adesso o quali siano i miei gusti. La Pepsi avrà sempre il potere della nostalgia.

16.00 – 17.30

Workshop Trashing it together a cura di Peter Purg

Porta un pezzo di spazzatura,
può essere tuo o di qualcun altro,
preso in prestito o rubato;
può essere un oggetto fisico,
una foto/video,
oppure una storia o un aneddoto su un pezzo di spazzatura.

Insieme si discuterà:

– Di cosa è fatto?
– Cosa potrebbe diventare?
– Chi l’ha buttato via e perché?
– Cosa ha in comune con gli altri rifiuti presenti?

E insieme si immaginerà: come fa questo oggetto a diventare qualcos’altro, una scultura, una performance, un evento, una mostra, un’app, un prodotto, un frullato o anche un piatto che si potrebbe preparare da quel pezzo di spazzatura?

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